L’occhio di Rosetta cattura getti di polvere della cometa 67P

cometa 67p

Il calare del buio non interrompe l’attività della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. A svelare le abitudini di questo corpo celeste è lo strumento Osiris a bordo della sonda spaziale Rosetta. Le immagini raccolte di recente della regione denominata Ma’at, situata sulla testa della cometa, mezzora dopo il tramonto mostrano getti di polvere che si disperdono nello spazio. I ricercatori del team di Osiris (Optical, Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System) – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di Astrofisica – ritengono che alla base di questo fenomeno ci sia il riscaldamento progressivo della cometa. “Solo di recente abbiamo iniziato ad osservare i getti di polvere che persistono anche dopo il tramonto”, dice il Principal Investigator di Osiris Holger Sierks del Max Planck Institute for Solar System Research (MPS) in Germania. Negli ultimi mesi l’attività della cometa si collocava nelle aree illuminate dal Sole. Subito dopo il tramonto questi getti si abbassavano e non si risvegliavano se non alla successiva alba. Un’eccezione è rappresentata dall’immagine del 12 marzo scorso che mostra l’inizio di un getto di polvere proveniente da una zona vicina a quella in cui inizia l’alba.

Le prime analisi suggeriscono che la cometa 67P potrebbe immagazzinare questo calore per un po’ di tempo nei suoi strati superficiali. “Mentre la polvere che copre la superficie della cometa si raffredda rapidamente dopo il tramonto, gli strati più profondi mantengono il calore per un periodo di tempo più lungo”, afferma Xian Shi, scienziato del team Osiris presso il MPS, che ha esaminato i getti sulla superficie della cometa. Gli scienziati sospettano che in questi strati vi sia la scorta di gas congelati che alimenta l’attività della cometa. Anche missioni cometarie del passato, come Stardust sulla cometa 81P/Wild 2 e Deep Impact sulla cometa 9P/Tempel 1, avevano osservato la presenza di getti lungo la superficie notturna. “Ma solo grazie alle immagini ad alta risoluzione di Osiris possiamo studiare questo fenomeno nel dettaglio”, ha concluso Sierks. Sviluppato sotto la leadership del Max Planck Institut, Osiris – lo strumento principale della missione Rosetta per la raccolta delle immagini – vede una forte partecipazione italiana. E’ composto da due diversi canali: la NAC (Narrow-Angle Camera) per ottenere mappe ad alta risoluzione del nucleo della cometa e la WAC (Wide-Angle Camera) – alla cui realizzazione ha contribuito l’Università di Padova con il Cisas – per ottenere panorami ad ampio campo del materiale gassoso e delle polveri nei dintorni del nucleo della cometa.

 

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